L’ultimo anno di PNRR per i Comuni: intervista a Patrizia Saggini

PNRR per i Comuni

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) si avvia alla conclusione. Il 2025 è l’ultimo anno in cui i Comuni italiani potranno usufruire di questo pacchetto di investimenti e riforme che ha stanziato oltre 80 miliardi di euro per i Comuni, di cui 2,6 miliardi dedicati alla digitalizzazione della PA. Abbiamo intervistato Patrizia Saggini, esperta digitale e di innovazione tecnologica e organizzativa anche nell’ambito del PNRR Emilia-Romagna. Data la sua conoscenza dei processi di digitalizzazione e dei progetti di attuazione dell’Agenda Digitale Locale, ci sembra la persona giusta per rispondere a questa domanda: 

come sfruttare al meglio l’ultimo anno di questa opportunità di finanziamento pubblico?

Come ha cominciato a lavorare come esperta di Innovazione tecnologica e organizzativa per la PA? Quali sono state le prime difficoltà che ha incontrato nel supportare i comuni?

Ho iniziato a lavorare nella Pubblica Amministrazione come esperta legale e solo dopo mi sono appassionata al tema dell’innovazione tecnologica, facendo poi anche formazione e consulenza ad altri enti. Le difficoltà più grandi sono nella gestione del cambiamento, che è il momento più delicato nella vita dei progetti, perché si tratta di cambiare i processi e quindi il modo di lavorare delle persone: ci vuole capacità di ascolto ed analisi e anche empatia, ma il risultato più bello è vedere che le abitudini sono cambiate e che ci sono state semplificazioni e miglioramenti.

Negli ultimi anni, come ha visto evolversi la capacità della PA di pianificare e programmare obiettivi strategici legati alla digitalizzazione? Quali buone pratiche consiglieresti ai comuni per migliorare la loro capacità di adattamento ai cambiamenti in corso? 

In ogni organizzazione ci vuole almeno una persona, o meglio uno staff, che si occupa di innovazione e trasformazione digitale; questo è il senso della nomina, obbligatoria, del o della Responsabile per la Transizione Digitale; mi rendo conto che per i Comuni più piccoli è un problema, ma qui ci sono delle ottimizzazioni possibili con la gestione del servizio ICT in Unione. Un altro tema importante da sottolineare è che la trasformazione digitale non ha a che fare solo con le infrastrutture (reti, server, cloud, software, ecc.) ma riguarda soprattutto i processi. Per questo serve un gruppo di persone con le loro competenze specifiche che insieme ridisegnano il processo, con un occhio anche ai documenti.

In sintesi, ci vuole un bel po’ di project management, un po’ di conoscenze tecniche e un po’ di curiosità, che serve per aprire la mente alle novità ed a tenersi sempre aggiornati.

Come è cambiata l’organizzazione dei fondi del PNRR dal 2022 ad oggi?

L’organizzazione dei fondi PNRR sul tema del digitale non è cambiata dal 2022 ad oggi, sono stati pubblicati dei bandi con il metodo “lump sum”, che riconoscono le somme attribuite – in base alla fascia di popolazione del Comune – al raggiungimento dell’obiettivo, senza un controllo sulle spese effettuate. Sono uno strumento molto utile, perchè finalmente passa il concetto che anche l’innovazione tecnologica ha dei costi, non si può fare sempre tutto “con invarianza della spesa”. Questo approccio premia l’efficienza, permettendo ai Comuni più abili di risparmiare fondi. Ma in certi casi, i bandi non puntano alla trasformazione del processo, quindi il rischio è che ci si fermi  solo “all’adempimento”, senza entrare nel merito dell’effettivo utilizzo del servizio e, di conseguenza, dell’utilità finale di quello strumento per la cittadinanza.

In che modo queste misure hanno portato un cambiamento in meglio? Ci sono state difficoltà per i comuni che hanno aderito ai finanziamenti?

Tutti gli obiettivi dei bandi PNRR sono stati in qualche modo utili per focalizzare l’attenzione sugli strumenti che un Comune deve utilizzare per essere considerato “digitale”: dal sito web e servizi online, ai pagamenti digitali, all’accesso con SPID/CIE ai messaggi con App IO; quindi sicuramente hanno rappresentato un’ottima occasione di allineamento anche per i Comuni più piccoli. Le difficoltà sono state prevalentemente di tipo organizzativo ed amministrativo, visto che la parte contrattuale necessaria per l’asseverazione è consistente; inoltre, hanno rappresentato un grande carico di lavoro per i Comuni, ma soprattutto anche per le Software House, che hanno visto aumentare in modo esponenziale le commesse.

Alla fine di luglio 2024 è stato pubblicato il Bando PNRR sul sito di Padigitale per l’adesione ad ANSC, cioè l’Archivio Nazionale di Stato Civile. Cosa significa questo per i Comuni?

L’Archivio Nazionale di Stato Civile rappresenta l’ultimo tassello per completare i dati della persona presenti nell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente – ANPR: alla residenza e stato di famiglia si aggiungono i dati di nascita, matrimonio, cittadinanza e morte; oltre a questo, si aggiungono anche i documenti, perché 

per la prima volta tutti gli atti di stato civile nascono completamente digitali.

Per i Comuni significa “buttare via i registri cartacei” e ripensare i processi solo in modalità digitale, quindi è una bella scommessa sul futuro; anche se mancano ancora alcuni decreti attuativi sui documenti di nascita e morte, che speriamo arrivino quanto prima.

Date le sue competenze in tema di Intelligenza Artificiale, ci può condividere tre esempi di applicazioni utili di questa tecnologia per i comuni e in genere le PA? 

L’Intelligenza Artificiale è la prossima frontiera di sviluppo nella Pubblica Amministrazione, sia locale che centrale; serve sia per ottimizzare alcune operazioni di back office – tutto ciò che comporta analizzare e trattare grandi moli di dati ed informazioni – ma soprattutto nei servizi ai cittadini e alle imprese, che potranno essere riprogettati per migliorare ancora di più la user experience e facilitare l’utilizzo dei servizi online in una nuova veste; un passaggio importante è l’utilizzo dei dati messi a disposizione da altre PA nella Piattaforma Nazionale dei Dati – PDND, che rappresenta un aspetto imprescindibile per l’attuazione del principio “Once Only”. Alcuni esempi di applicazione utili dell’AI per Comuni e PA sono:

  • gestione delle PEC in arrivo per la protocollazione automatica;
  • lotta all’evasione tributaria L’intelligenza artificiale ha il potenziale di facilitare il rilevamento dell’evasione fiscale, ma il suo successo dipende dalla disponibilità di dati completi. Tuttora, l’accesso a dati catastali e altre informazioni è limitato.
  • chat bot dell’assistente virtuale per ottenere informazioni e presentare istanze.

Ci sono delle priorità a cui i Comuni devono prestare attenzione per avere risultati duraturi, soprattutto rispetto alla digitalizzazione?

Per ottenere risultati duraturi che impattano sul miglioramento dei servizi e dell’attività degli operatori del Comune, occorre avere una visione di insieme e dei risultati che si vuole raggiungere: quindi non occorre solamente lavorare per il risultato richiesto dal Bando PNRR, ma lavorare anche su altre attività collaterali o aggiuntive. Un esempio è prevedere eventualmente anche l’utilizzo delle risorse rimanenti per l’implementazione di nuove tecnologie, come ad esempio l’AI. E questo sempre partendo sempre dai singoli processi, per cui occorre una grande attività di analisi e di collaborazione con tutti gli uffici interessati. Un’altra grande sfida che è stata solo parzialmente toccata dai bandi PNRR è quella dell’interoperabilità, che finalmente è diventata reale con la Piattaforma Nazionale Digitale dei Dati. Nei prossimi anni tutte le PA, da quelle centrali a quelle locali, per mettere a disposizione il maggior numero di dati possibili debbono massimizzare l’adesione agli e-services per ottimizzare i processi e i servizi.

Quindi ci aspetta un futuro in cui non esiste più l’autocertificazione, perché i dati dichiarati sono già “autoverificati” perché derivano dalle banche dati di origine… insomma, una vera rivoluzione!

La trasformazione digitale richiede un impegno costante e di squadra, il lavoro di gruppo è essenziale per cambiare il modo di lavorare e quindi per avere un impatto positivo e semplificare le attività. Un aspetto da tenere in considerazione è la gestione del cambiamento anche sui cittadini, per cui occorre accompagnare questo processo di trasformazione con azioni di supporto di vario genere; anche il ruolo dell’URP può cambiare, passando da un erogatore di servizi ad un punto di formazione/informazione sui temi del digitale (SPID/CIE, App IO, ecc.).

Quali sono stati finora i limiti del PNRR e le criticità più diffuse per i Comuni?

Quasi nessuno può accedere ai fondi europei oltre alle città metropolitane, ai grandi comuni capoluogo. 

Il PNRR invece è molto democratico perchè anche chi ha 500 abitanti può accedere. 

La difficoltà è stata che il PNRR ha colto impreparati alcuni Comuni, non sulla risposta al bando, ma dal punto di vista tecnico. Il famoso fondo innovazione 2020/2021 ha provato a dare una scossa, ma molti comuni non hanno raggiunto l’obiettivo. Il PNRR ha dato, quindi, l’occasione di recuperare, ma molti Comuni hanno avuto comunque problemi e destinato fondi a cose che dovevano già essere fatte. Per esempio, ci sono Comuni che hanno rifatto il sito 3 volte in 4 anni. Questo è successo perché il bando del sito web ha il vantaggio di avere sdoganato un modello unico, cosa che prima non esisteva. Poi è stata prevista la realizzazione dell’area personale del cittadino, una parte qualificante che è diventata fondamentale, ma non era obbligatorio realizzarla. Infatti nell’adesione, il bando dei siti web era distinto da quello dell’area personale del cittadino/a. Di conseguenza, 

non tutti i Comuni hanno aderito alla seconda parte del bando, portando a discrepanze nell’adozione del modello completo. 

Ci sono delle strategie che consiglia ai dirigenti per recuperare, semplificare il processo di accesso ai finanziamenti e accelerare progetti di digitalizzazione che abbiano un impatto sul territorio?

Il mio consiglio generale per recuperare e fare la differenza per i cittadini è portare a casa i soldi raggiungendo concretamente l’obiettivo ed evitando un’attuazione superficiale per raggiungere solo il traguardo dell’adempimento al bando. Per farlo serve:

  • Avviare una trasformazione reale dei processi.
  • Utilizzare le risorse in modo mirato, senza spese superflue. 
  • Utilizzare i fondi per fare anche servizi non compresi nei bandi, ad esempio arricchendo i servizi online disponibili, alimentando sempre più l’area personale del cittadino e utilizzando anche strumenti di AI per ottimizzare l’accesso ai servizi. 

È probabile che una volta ricevuti i fondi, alcuni Comuni non proseguiranno nella manutenzione dei progetti. Si teme che, finita la supervisione, molti smetteranno di investire in ulteriori miglioramenti. Invece ci auguriamo che le amministrazioni comunali scelgano di

non focalizzarsi solo sui bandi, ma lavorare per un impatto positivo e duraturo sulla gestione amministrativa, insomma, gettando il cuore oltre l’ostacolo!

Comuni-Chiamo soddisfa i requisiti del PNRR, quindi puoi usare i fondi per creare un impatto positivo nella comunicazione con la cittadinanza!