La PA vista dai 20 anni: l’esperienza di Andrea all’URP di Sovizzo
“È un bel posto in cui lavorare, dinamico e stimolante. Non ci si annoia mai!”
Potrebbe sembrare strano ma Andrea Vanzo, 23 anni, sta parlando della Pubblica amministrazione. Nello specifico, dell’URP (Ufficio per le Relazioni con il Pubblico) del Comune di Sovizzo. Andrea sta svolgendo qui il suo anno di servizio civile, e ci ha raccontato la sua bella esperienza.
Dico “potrebbe sembrare strano” non perché io abbia qualche pregiudizio sulla PA. Da qualche anno i dati raccolti mostrano che quello nella Pubblica amministrazione è un lavoro decisamente poco attraente, soprattutto per le persone più giovani. Inoltre, l’età media dei dipendenti della PA è particolarmente alta – oltre i 50 anni secondo gli ultimi dati disponibili. Per un settore che già risente di una forte carenza di personale (circa il 30% dell’organico), questo dato è problematico perché mette in pericolo il cosiddetto turnover, cioè il ricambio naturale tra chi va in pensione e i nuovi assunti.
Anche per questo, nel settembre 2023 il Ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo e il sottosegretario all’Editoria Alberto Barachin hanno presentato una nuova campagna di comunicazione. Con lo slogan “Più che un posto fisso, un posto figo!”, la campagna ha l’obiettivo di “scardinare i vecchi stereotipi per raccontare come sta cambiando la Pubblica amministrazione, scoprire le opportunità del pubblico impiego e il valore di lavorare per la collettività”. Insomma, anche in vista delle assunzioni previste entro la fine del 2023, si sta tentando di (ri)avvicinare i giovani all’idea che il lavoro nel settore pubblico è un bel lavoro.
L’esperienza di Andrea lo dimostra: lavorare a contatto con e al servizio del pubblico può essere un vero strumento di crescita personale, che aiuta sia i giovani sia chi nella PA ci lavora da tempo.
Il lavoro all’URP e l’uso di Comuni-Chiamo
Andrea Vanzo frequenta il corso di Diritto dell’Economia all’Università di Rovigo (succursale dell’Università di Padova). Una mattina di settembre si prende una pausa dallo sportello dell’URP di Sovizzo dove lavora per raccontarci la sua esperienza in videochiamata.
Ciao Andrea! Ti va di raccontarci come sei arrivato all’URP di Sovizzo?
“Sto svolgendo qui il mio anno di servizio civile tramite l’ARCI di Vicenza. Ho partecipato al bando e, dopo un colloquio, mi hanno assegnato all’Ufficio per le Relazioni con il Pubblico di Sovizzo, il mio Comune di residenza. Il progetto intende promuovere l’uso di forme non violente di comunicazione nel rapporto con i cittadini, con l’obiettivo di fare del bene alla propria comunità, al proprio territorio. Ho cominciato l’8 giugno scorso, starò qui per un anno”.
Quali mansioni svolgi in Comune?
“Sto fisicamente allo sportello dell’URP, lavoro sia al computer sia a contatto diretto con il pubblico. Accolgo le richieste dei cittadini – richieste di ogni tipo! – e raccolgo le segnalazioni sia allo sportello sia via mail o telefono. Poi le inserisco nel gestionale di Comuni-Chiamo e le assegno agli uffici o fornitori competenti. Loro si occupano del problema, io aspetto la loro risposta e poi informo il segnalatore”.
Come ti trovi a lavorare con Comuni-Chiamo? Lo usi tutti i giorni?
“Sì, lo uso tutti i giorni e devo dire che è davvero un buono strumento. Per i cittadini è un ottimo servizio, perché gli permette di inviare segnalazioni in autonomia anche da casa, in qualsiasi momento. E poi così tutti rimangono sulle segnalazioni inviate! Anche per il Comune è ottimo, perché aiuta a gestire le segnalazioni in modo ordinato e ad avere sempre sotto controllo i problemi del territorio. È capitato anche a me di inviare alcune segnalazioni attraverso la piattaforma web: devo dire che sono state gestite nel migliore dei modi”.
A volte nei Comuni abbiamo riscontrato un po’ di ritrosia verso i nuovi strumenti digitali, un po’ perché ormai si è abituati a lavorare in un certo modo, un po’ perché c’è il timore che siano complicati da usare. Tu come ti sei trovato con Comuni-Chiamo da questo punto di vista?
“Quando sono arrivato mi hanno spiegato a grandi linee come funziona la piattaforma, ma me l’hanno soprattutto lasciata “esplorare” da solo. L’ho trovata molto intuitiva, basta davvero poco per capire come funziona. È completa e facile da usare, non serve avere chissà quanta dimestichezza con le tecnologie informatiche. La piattaforma ti guida molto, soprattutto nel processo di inserimento delle segnalazioni. Hai una “scaletta” ben precisa da seguire per inserire tutte le informazioni importanti, e questo è di grande aiuto.
All’inizio ci ho messo un po’ per imparare a usare bene Comuni-Chiamo, nel senso però di come fare per gestire le segnalazioni in modo efficace per il Comune. I colleghi che mi affiancano mi hanno insegnato a chi assegnare le segnalazioni a seconda dei problemi segnalati, come rispondere ai cittadini ecc. Per esempio, è importante capire quali informazioni raccogliere dal cittadino quando viene allo sportello, in modo da avere una segnalazione il più chiara possibile. Mi hanno poi insegnato come rispondere ai cittadini, anche a quelli che ogni tanto usano toni alterati. Bisogna sempre tenere un tono formale ma andare incontro alla persona, spiegare con parole precise e semplici come il problema è stato o sarà risolto.”
Ti capita anche di aiutare i cittadini ad usare Comuni-Chiamo o di fargli presente che possono inviare segnalazioni in autonomia?
“Sono sempre felice di caricare le segnalazioni che arrivano per via tradizionale, ma comunque faccio sempre presente ai cittadini che possono inviarle in autonomia con la piattaforma web o l’app. Può essere comodo soprattutto per gli anziani, che magari faticano ad uscire di casa. Così non si ha nemmeno bisogno di seguire gli orari di apertura dello sportello!”.
Fare servizio civile in Comune: un’opportunità per giovani ed enti
Eri mai stato nel “dietro le quinte” di un ente pubblico, prima? In generale, come ti stai trovando?
“No, è la prima volta. In generale, per me è un’esperienza molto bella, sia in generale che dal punto di vista formativo. Sta arricchendo il mio bagaglio personale e culturale, la mia esperienza di vita.
Inoltre qui ho trovato un bellissimo ambiente: i colleghi sono molto disponibili, mi aiutano e supportano ogni volta che ne ho bisogno. Io do una mano a loro, ma non sono mai lasciato da solo: mi stanno davvero formando. E mi sento molto libero di esprimere le mie opinioni, so che richieste e suggerimenti verrebbero ben accolti.”
Prima di lavorare all’URP, avevi qualche “pregiudizio” sul lavoro nella Pubblica Amministrazione?
“No, in realtà, anche se so che non è considerato un settore attraente. Negli anni scorsi quando andavo in Comune li ho sempre percepiti come lavori belli, come lavori che mi sarebbe piaciuto fare. E oggi posso confermare le mie impressioni!
Oggi ho un’opinione molto positiva del servizio pubblico. Qui ho conosciuto molte persone e situazioni diverse, e ho ampliato molto il mio lessico e la mia conoscenza dei meccanismi dei vari uffici e dei vari problemi da gestire. Non si direbbe, magari non sembra, ma sono ambienti dinamici, che spronano a migliorarsi, ad aumentare le proprie competenze, sei in continua evoluzione. Posso parlare solo della mia esperienza, ovviamente, ma mi sto trovando davvero bene”.
Quindi rimarresti a lavorare qui, se potessi?
“Sì, molto volentieri!”
E se l’esperienza di Andrea non fosse unica? Il servizio civile universale potrebbe davvero essere uno strumento capace di avvicinare i più giovani e le loro competenze alla vita delle istituzioni, PA compresa? Noi crediamo di sì, e pare che lo pensi anche ANCI, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Sul suo sito infatti l’associazione descrive il servizio civile come un’opportunità che “avvicina le giovani generazioni alla vita delle comunità locali, favorisce la conoscenza del funzionamento delle istituzioni, sviluppa spirito critico e di consapevolezza delle dinamiche democratiche”.
Rapporto con i cittadini e servizio pubblico
All’URP sei continuamente a contatto con il pubblico, cosa che non accade in altri uffici comunali. Cosa ne pensi di questo aspetto del tuo lavoro?
“A livello caratteriale a me piace rapportarmi con le persone, mi viene naturale. Ma in generale lavorare con il pubblico significa abituarsi al fatto che si incontrano persone di ogni tipo con richieste di ogni tipo. Anche cose “strane” o che c’entrano poco con quello che effettivamente il Comune può fare. Bisogna saper ascoltare e saper rispondere anche se qualcuno usa toni sgarbati. A me non è mai successo, per ora, ma bisogna esser pronti all’evenienza.”
Cosa ti piace del rapporto con i cittadini?
“Mi sento molto utile, sento che sto offrendo un buon servizio alla mia città. Cerco di fare del mio meglio! Il fatto di abitare a Sovizzo è un punto a favore: conosco il territorio e, nel mio piccolo, posso dare una mano a completare le segnalazioni, per esempio se c’è bisogno di indicare la precisa posizione di un problema. Sento di contribuire al bene comune, e questo mi rende felice: aiuto gli altri e, in un certo senso, aiuto anche me stesso!”
Un’ultima domanda: credi che il digitale possa davvero avvicinare i cittadini agli enti pubblici?
“Sì, ne sono convinto, e, in piccolo, l’esperienza di Comuni-Chiamo lo conferma. Il contatto umano rimane importante, ma il digitale può unire e rendere più facili le cose. Gli strumenti devono essere adeguati e usati in modo corretto. Le persone vanno informate e, se serve, guidate.
Ma in generale il digitale può avvicinare giovani e meno giovani al settore pubblico, grazie ad applicazioni e modi di comunicare più semplici e veloci”.
Noi non abbiamo molto da aggiungere: le parole di Andrea aprono a un mare di possibilità da esplorare e infondono fiducia. Ci piacerebbe raccogliere esperienze simili e, allo stesso tempo, ci auguriamo che questa storia spinga tante e tanti altri giovani a scegliere di mettere a disposizione degli enti pubblici le proprie competenze, vedendoli come luoghi potenzialmente molto formativi. Da parte nostra, possiamo solo sperare di essere al loro fianco!