Buone pratiche per la PA: #2 coinvolgere i/le giovani
Qualche tempo fa eravamo in un Comune a presentare Comuni-Chiamo alla cittadinanza, come abbiamo fatto più volte. In quell’occasione, il Comune aveva deciso di coinvolgere i/le giovani della città. All’evento, infatti, erano stati invitati i ragazzi e le ragazze delle scuole medie.
Era la prima volta che ci capitava in tanti anni, e ne siamo rimasti piacevolmente sorpresi, tanto che abbiamo deciso di raccontarlo qui. Perché?
Perché secondo noi è un vero e proprio esempio di “buona pratica“. È un’ottima iniziativa di quelle che permettono anche di ragionare su quei principi generali che sono molto importanti per migliorare il rapporto tra il Comune e la cittadinanza (o per costruirne uno proficuo).
Coinvolgere i giovani significa crescere futuri cittadini…
Coinvolgere la cittadinanza in eventi e iniziative è un compito difficile per la Pubblica Amministrazione, sempre di più. Soffermarsi sui motivi di questa difficoltà richiederebbe un articolo a parte; in questa sede, ci limitiamo a fornire qualche spunto per cercare di superare questo scoglio.
Una prima idea è ampliare il bacino di cittadini e cittadine a cui ci si rivolge. In questa fase è centrale capire con che tipo di persone si ha a che fare, cercando poi il giusto linguaggio, i giusti tempi e canali per parlare ad ogni gruppo.
Per un Comune, coinvolgere i giovani e le giovani organizzando eventi e iniziative “su misura” per loro è un ottimo punto di partenza. Le persone giovani hanno bisogno di sentirsi ascoltate, prese in considerazione e valorizzate. Devono sentire che nella loro città c’è effettivamente un posto per loro, che le loro caratteristiche sono considerate una risorsa, una ricchezza.
Solo in questo modo, nel tempo, ragazzi e ragazze potranno diventare parte di una cittadinanza attiva e collaborativa davvero interessata alla propria città, al bene comune. Una cittadinanza che sia una vera alleata della Pubblica Amministrazione, non una sua “antagonista”.
…aprirsi all’improvvisazione…
Coinvolgere le persone giovani implica anche aprirsi al “fuori copione”. Significa esporsi a un’energia che inizialmente sembra strana e disordinata, se paragonata all’immobilismo che talvolta si respira nel mondo della Pubblica Amministrazione.
Dopo aver incontrato i ragazzi e ragazze in Comune, siamo ancora più convinti che questa vivacità, questo caos genuino facciano bene alla città, al Comune e a tutte le persone che entrano in contatto con essi.
In un contesto in cui si è abituati ad avere tutto sotto controllo, uscire un po’ dalla zona di comfort non può che sortire effetti positivi.
…e cambiare gradualmente
Un’altra idea potrebbe essere quella di “utilizzare” i/le giovani come sperimentatori delle innovazioni, in questo caso del servizio offerto da Comuni-Chiamo. Bisognerebbe spiegare loro che ora possono dialogare con il loro Comune attraverso una piattaforma web o un’app, fargliele provare e poi lasciare che le usino.
Una specie di costante esposizione e allenamento alla cittadinanza attiva, insomma, unita alla possibilità di percepire la Pubblica Amministrazione come un’entità più vicina, familiare.
Questa “buona pratica” ha due vantaggi. Da una parte permette di coinvolgere persone che altrimenti non avrebbero mai partecipato, per vari motivi. Dall’altra, in questo modo l’approccio all’innovazione avviene in maniera graduale, con un gruppo di cittadini/e alla volta, in modo da valutare come va e, nel caso, intervenire per “correggere il tiro”.
Iniziare un processo di cambiamento all’interno della PA coinvolgendo i ragazzi e le ragazze delle scuole è sicuramente un’idea da tenere in considerazione. Forse, addirittura, è un’iniziativa che ci sentiamo di consigliare.
Investire sui/sulle giovani del territorio
Coinvolgere le persone giovani, l’abbiamo visto, può portare molti benefici alla Pubblica Amministrazione, ai/alle giovani stessi/e, alla città. È importate anche per un altro motivo, che può apparire scontato ma è centrale. Rendere partecipi i/le giovani significa investire su di loro. Farlo non richiede altre risorse se non un po’ di tempo e buona volontà.
Nel caso che vi abbiamo riportato è bastato invitare ragazzi e ragazze ad un evento in cui si raccontava una realtà nuova, che li facesse sentire parte di qualcosa e che li responsabilizzasse. È bastato coinvolgerli in un percorso immaginato per formarli/e a diventare cittadini e cittadine collaborativi/e. Ne hanno beneficiato le scuole, il Comune e i ragazzi stessi. E allora, perché non favorire queste iniziative?
Dopo l’evento ci siamo chiesti in quanti altri ambiti si potrebbero coinvolgere le scuole, invitando i/le giovani a partecipare ad attività che oggi sono riservate a chi lavora in Comune o a una ristretta parte della cittadinanza.
Un paio di spunti per Comuni innovativi
Da quel momento ci sono venute un paio di idee, spunti da cui i Comuni potrebbero prendere ispirazione per coinvolgere maggiormente cittadini e cittadine di tutte le età. Le scriviamo qui, sperando che qualcuno/a nella Pubblica Amministrazione creda in essa e le trasformi in realtà:
- Ogni Comune ha una “foto principale” su Comuni-Chiamo (ma anche nel sito istituzionale, sulla propria pagina Facebook, ecc.). Perché non istituire un contest in cui cittadini e cittadine possano proporre una propria foto? La foto potrebbe cambiare ogni tre mesi, come le stagioni. In questo modo si avrebbe una foto sempre aggiornata e una partecipazione continua della cittadinanza all’immagine del proprio Comune.
- Attraverso il proprio sito sito, il portale turistico e ora anche tramite l’app Comuni-Chiamo, il Comune può diffondere contenuti relativi al proprio territorio. Perché non farne scrivere un po’ a cittadini e cittadine? Penso alle ricerche fatte a scuola dai ragazzi sui monumenti “locali”, alle pagine Facebook nate spontaneamente da cittadini che volevano raccontare il territorio o la sua storia… Possibile che tutta questa energia non possa essere catalizzata, valorizzata e amplificata?