Per innovare la Pubblica Amministrazione la trasparenza non basta

Innovare la Pubblica Amministrazione significa accompagnare le persone in un cambiamento prima culturale e poi tecnologico. Riuscirci è possibile.

Come mai le segnalazioni fatte su Comuni-Chiamo non vengono rese pubbliche?

È forse la domanda che ci sentiamo fare più spesso. Nel 2011, quando Comuni-Chiamo è nato, noi stessi ci siamo chiesti se fosse la strada giusta. Se all’epoca avevamo qualche dubbio, oggi, al contrario, abbiamo la certezza che lo sia.

Il cambiamento: un delicato processo umano e culturale

Comuni-Chiamo ha un duplice obiettivo. Da una parte, favorire una comunicazione più diretta e immediata tra i Comuni e la cittadinanza. Dall’altra, snellire e rendere più efficaci ed efficienti i processi di lavoro negli enti pubblici.

Una relazione, però, non può crescere se una delle due parti non è messa in condizione di poter lavorare bene. Inoltre, per innovare la Pubblica Amministrazione, un software da solo non è sufficiente. È necessario seguire nella formazione le persone che dovranno usarlo e, spesso, accompagnarle in un cambiamento che è, prima di tutto, culturale.

Col tempo, all’interno dei Comuni si è sviluppato un timore diffuso nei confronti di tutto ciò che è nuovo e verso il concetto di trasparenza. Tale timore ha portato spesso a un generico atteggiamento di chiusura, frutto di esperienze negative a loro volta causate da scelte poco lungimiranti, strumenti non adeguati e processi mal progettati.

Quando ci avviciniamo a un Comune, non possiamo far finta che tutto questo non esista.

Ecco perché, convinti che oggi l’innovazione debba essere prima di tutto culturale e poi anche tecnologica, non ci limitiamo a fornire un software alle persone, ma le affianchiamo in un processo di cambiamento che rispetti i loro tempi, le loro esigenze e che tenga anche conto dei loro timori.

La trasparenza forzata è controproducente

La visibilità “senza se e senza ma” costringerebbe chi è abituato a lavorare in un modo conosciuto e rassicurante ad adottare all’improvviso un comportamento che non sente proprio. Ciò potrebbe scatenare un’istintiva reazione di rifiuto nei confronti di strumenti che, al contrario, nascono proprio per semplificare la quotidianità lavorativa delle persone, migliorare il loro rendimento e portare benefici tangibili per l’intera collettività.

Ecco perché crediamo che imporre una trasparenza forzata ai comuni sarebbe, oltre che ingiusto, controproducente.

Inoltre, bisogna ricordare che rendere pubbliche le segnalazioni significherebbe impiegare molto tempo per rispondere tempestivamente a commenti, seguire le interazioni, moderare le conversazioni e svolgere tutta una serie di attività che con il “lavoro” di dipendenti comunali hanno poco a che fare. In Comuni dove spesso gli uffici sono già sotto organico, aggiungere mansioni secondarie implica distrarre gli operatori dal loro obiettivo primario: seguire il processo di risoluzione dei problemi, dalla presa in gestione della segnalazione alla sua chiusura.

Al contrario, se si lavora bene, senza fretta e programmando un’innovazione graduale e continua, trasparenza e cambiamento non saranno più visti come problemi, ma come risorse preziose. Per arrivare a questo risultato è necessario un lungo percorso, un percorso che noi abbiamo iniziato ormai dieci anni fa.

Per quanto possa sembrare contro-intuitivo, l’innovazione necessita di confini. La sfida di chi innova è spostarli sempre un po’ più in là, giorno dopo giorno.

Hai voglia di innovare con noi? Contattaci, risponderemo ad ogni tua domanda!